Di tutti i posti in cui sono stata (non sono stati poi tanti, va beh, ma dirlo così fa scena), l’unico di cui non dico che “mi piacerebbe” ma che “voglio” tornarci è la Scozia.
Il motivo non lo so mai spiegare se non con la sensazione di “ci sto bene” che mi ha dato quando, un tot di anni fa, ne ho girato una buona parte in auto durante una vacanza in comitiva.
I motivi di lamentazioni e borbottii altrui – le stanze dei b&b troppo piccole, il gallo della fattoria che ci ospitava che cantava troppo presto, il mare troppo mosso durante la traghettata verso le Orcadi, l’inglese duro e smozzicato della gente, e via dicendo – per me non esistevano, annichilati dai saliscendi del paesaggio, dalle soste improvvisate per “pocciare” i piedi nel mare limpido e gelato in pieno agosto, dalle distese di erica e pecore, dal the (o dallo whisky) che ci aspettava immancabilmente quando arrivavamo in certi b&b piccolissimi, tre stanze al massimo, gestiti da famiglie o da coppie un po’ in là con l’età.
Il nostro viaggio di allora, iniziato a Edimburgo con la sola direzione “verso nord”, era stato preparato per mesi. Guide, siti, consigli, programmi e piantine stradali alla mano, eravamo saliti nel nostro monovolume con volante a destra pronti alla ventura e senza troppe fisime. Fin tanto che si arrivava al b&b di quella notte, e fintanto che si trovava un pub in cui cenare e annegare nella birra la stanchezza della giornata, tutto il resto si poteva modificare.
È così che ho toccato con mano il manto delle vacche dai capelli lunghi, che ho visitato castelli e dimore mantenuti come se il tempo non fosse passato, che alle Orcadi ho visto un pezzetto di casa prima (la cappella degli Italiani, costruita dai prigionieri di guerra e conservata dagli scozzesi) e Skara Brea poi, un villaggio preistorico così intriso dello spirito scozzese che non si fa scrupolo a dire “al tempo delle piramidi io ero già storia”.
Troppo c’è da dire sulla Scozia per condensare in modo logico in un solo post, quindi perdonatemi e permettetemi di divagare.
Muovete quel culo
Non rinunciate all’isola di Skye, con Dunvegan Castle – casa dei MacLeod – a ridosso del mare e il suo parco boscoso e avvolgente. Percorrete almeno un tratto della strada del nord, da John O’ Groats a Durness all’alba o al tramonto quando le colline da un lato e il mare dall’altro vi faranno credere di essere in un caleidoscopio gigante.
Accontentavi di un sandwich e uno yogurt presi al Tesco a mezzogiorno, e rifatevi la bocca cenando in un pub con hamburger di manzo, insalatine e chips annegate nell’aceto da mandar giù con pinte di birra intere, che se tanto ne ordinate una mezza fanno finta di non sentirvi. Prendetene ogni volta una diversa, la scelta è vastissima e provarne il più possibile è un obbligo morale. E ricordatevi che, nel migliore dei casi, le ordinazioni per la cena chiudono alle 19.30 (e che pasta&pizza si evitano a prescindere).
Lasciatevi andare
Escludete gli alberghi e scegliete dal sito del turismo i b&b in cui dormire, se vi spostate in continuazione uno diverso per notte, se ci riuscite il più piccolo che trovate. Gli scozzesi che abbiamo incontrato in questo modo sono ospitali, gentili, pronti a fare quattro chiacchiere e a consigliare – in un caso, per noi, addirittura ad invitarci al loro seguito – piccole feste di paese o fiere locali nelle quali assistere al lancio del tronco, ascoltare il concerto della banda con la cornamusa, rifiutare garbatamente il piatto locale d’haggis (non volete sapere, credetemi) e ammirare uomini disinvolti nel proprio kilt, orgogliosi e fieri nel mostrare il tartan di famiglia.
Nel limite del possibile non negatevi niente, né una visita alle scogliere a strapiombo sul mare, con le foche che sguazzano decine e decine di metri più in basso, né una passeggiata lungo Princess Street a Edimburgo, con librerie su 4 piani e centri commerciali a pochi metri dalle botteguccie e dai negozietti che vi affiancheranno nei viottoli che si inerpicano verso il Royal Mile. Evitate il pub pieno di stranieri (come voi) e gente alla moda e cercatene uno con almeno tre vecchietti dentro, e passate due ore a vederli alzarsi col bastone in una mano verso il bancone per riempire il boccale una, due, tre volte.
Perdetevi
Imboccate quella stradina che vi tenta sulla destra e salutate la famiglia nella cui fattoria dai muretti bassi e con le vacche al pascolo in giardino sbucherete. Fermatevi a quel grumo di quattro case, una chiesa, una cabina del telefono e venti pecore a sgranchirvi un po’ le gambe, magari anche fra le pietre del vecchio cimitero in disuso da decenni ma ancora pulito e pettinato da non si sa bene chi.
Prendetevi tempo
Per quanto mi dolga dirlo, se il tempo a disposizione non è molto rinunciate a qualcosa, ma godetevi il resto. Non saltate da un castello all’altro come cavallette impazzite, non correte sulle stradine sghembe alla ricerca dell’ultimo museo, dell’ultima distilleria, dell’ultimo monumento.
Ogni castello ha attorno un parco che vi implora di percorrere i suoi sentieri, di scoprire i suoi piccoli giardini rinchiusi fra alte mura, di ascoltare la tranquillità che secoli di cure gli hanno donato.
I due parchi di Dunrobin Castle – casa del Clan Sutherland – e di Dunvegan Castle, che non ho visitato perché altri erano i programmi e debole la mia capacità di impormi, mi sono rimasti impressi come scorci colti dal finestrino dell’auto e null’altro che un (patetico) “se solo…”
Nel programmare l’itinerario tenetevi almeno un paio di ore libere al giorno da riempire al momento fermandovi a bordo strada per lasciar passare un gregge, chiedendo info sulle curiosità locali al gestore del mini-market, riparandovi dopo una corsa sotto una tettoia dalle solite, immancabili, quattro goccioline d’acqua o passeggiando a testa in su fra gli edifici di una di quelle scuole a convitto come nemmeno HarryPotter è riuscito a farci immaginare.
Ok, lo ammetto: sto straparlando. Ma penso che il punto della relazione fra me e la Scozia sia chiaro: se potessi me la sposerei.
Quindi, nel caso un giorno sparissi, il primo dei due-tre posti dove cercarmi è lì.
La fabbrica di matti
domenica 26 ottobre 2008
sabato 13 settembre 2008
Dead Parrot
Ah che bello, ogni tanto c'è bisogno di ridere. E come si fa a non ridere davanti ai Monty Pyton... semplicemente magnifici.
Questo sketch, tratto da "E... ora qualcosa di completamente diverso" (titolo originale "And Now For Something Completely Differen", 1971) una raccolta di sketch veramente unica, è uno dei migliori che abbia mai visto. Noleggiate o comprate il dvd, dal 1991 distribuito in Italia (e in italiano, anche se perde un po').
Unici i Monty Pyton, unica la "The Lumberjack song", ricantata in italiano da Bisio ed Elio e le Storie Tese che trovate qui. Magnifici anche loro come vi possiamo testimoniare io e Bonjo (sì a Montale c'ero anch'io!).
Ringrazio Painkiller per avermi fatto conoscere i Monty Pyton!
domenica 7 settembre 2008
Let's do the Time Warp again!!
Su su, che questo blog sta cominciando a prendere la giusta vena di nostalgia...Sarebbe davvero un peccato interromperla proprio ora! E quindi, ripensando oggi a qualcosa di carino e simpatico da condividere con voi mi sono imbattuto in questo video, che mi riporta indietro di almeno un lustro, forse anche qualcosa in più...
Il film a dire il vero non me lo ricordo nemmeno più di tanto, però questa sequenza è veramente indimenticabile...In realtà ricordo anche di un tipo che entra ad un certo punto con la moto, stile metallaro anni '70, ma forse la mia mente (o i metallari...), mi giocano dei brutti scherzi!!Parlando di cose serie, avete sentito che popò di giro riesce a tirare fuori il bassista? Una cosa da rimanerci secchi! Non so chi sia, però gli rinnovo tutta la mia stima e simpatia che già avevo cinque anni fa per lui! Tra gli ultimi due video (questo e quello di Rory gentilmente offerto da una Caffeine sempre più contagiata dalle basse frequenze) non saprei proprio quale scegliere.
1) Quello di Gerry McAvoy, il bassista di Gallagher, ha un tiro spaventoso. Cioè, riuscire a creare un'atmosfera del genere con un assolo di basso non è una cosa da tutti... In più quel Precision è letteralmente da sbavo! Lo voglio lo voglio lo voglio!!(anche se poi non saprei che farmene)
2) Quello del Bassista Ignoto è puro groove, ritmo... Insomma, è quella cosa che vi fa battere il piedino quando ascoltate la canzone... Diciamo che è più l'idea che ho io del basso!
Quindi, tra i due quale scegliere?
Ovvio:
Tutti e due!!
Bonjo
domenica 13 luglio 2008
Pistoia Blues 2008 e non solo...
Buongiorno a tutti!!!
Sono di ritorno dall'ennesimo concerto settimanale, il quarto per la precisione, e naturalmente voglio condividere con voi tutti la mia immensa gioia! Innanzitutto perché, tra i quattro concerti sopramensionati, ben due mi hanno visto protagonista in prima persona con il mio gruppo, i Chaos Theory, che finalmente hanno esordito guadagnandosi subito un bellissimo secondo posto. Niente da ridire, i gruppi che si sono affrontati erano tutti veramente molto preparati. Alla fine l'hanno spuntata i Funk Totum (immaginatevi che genere suonano su!), seguiti appunto da noi (genere Trash Metal, indicatissimo per una festa dell'unità!) e dal Punk-Rock dei Raul Duke, per poi arrivare fino al Folk-Rock degli Ospiti... Veramente un'esperienza fantastica, soprattutto perché ho avuto la possibilità di conoscere tantissimi musicisti veramente in gamba, e poi anche perché il primo live non si scorda mai...
Comunque veniamo al dunque. Ieri sera ho finito la maratona musicale a Pistoia in compagnia dei mitici, inarrivabili, emozionanti, amabili, infallibili Deep Purple!! Si proprio loro, quelli che hanno scritto Smoke On The Water!
Arrivo in piazza di Pistoia alle sei in punto. Breve ricerca di un luogo dove rifocillarsi e poi via, direttamente in piazza, a ritmo Rock! S'arriva che la piazza è ancora mezza deserta, nonostante già dal primo pomeriggio stiano suonando gruppi più o meno blues. Ci si accampa ad una ventina di metri dal palco, in religiosa attesa...
Ore 21:00 circa. Sul palco sale il mitico Tommy Emmanuel, uno dei più grandi chitarristi contemporanei. Vederlo suonare è una cosa spettacolare e inquietante al tempo stesso... Da una parte perché ti lascia a bocca aperta vedere e sentire quello che sa fare con una chitarra in mano, dall'altra perché la tua autostima musicale, magari appena risollevata dall'aver imparato il pezzo di basso di Smoke On The Water (che magari all'inizio ti sembra anche troppo difficile), ne risente terribilmente...
Esegue una decina di brani, ogni volta incantando il pubblico con qualcosa di nuovo... Una volta utilizza la chitarra come una specie di bongo, un'altra volta suonando le corde nella paletta (!)... La fine del suo concerto vede me e il mio maestro di basso discutere sulla possibilità o meno che riesca a far suonare anche la tracolla...
Ore 22:45 circa. C'è tensione nell'aria e anche un po' di nervosismo. Stare in piedi cinque ore al caldo in mezzo a tanta gente minerebbe l' animo anche dei santi, figuriamoci quello di un gruppo di scalmanati in attesa dei Purple... E loro non arrivano...
Ore 11:00. La musica si spenge e le luci si accendano. La folla comincia a rumoreggiare... Dall'alto dei miei due metri e quattro vedo perfettamente il palco, e anche l'inconfondibile scintillio di una chiavetta di un basso che si sta sistemando, e una bandana color argentato. "O mio Dio" penso "ma quello è papà Glover!". Un attimo di silenzio percorre lo spiazzo, per poi scoppiare in un boato fragoroso appena Ian Gillan e soci fanno il loro ingresso sul palco! Panico assoluto... Per un minuto non si sente altro che grida, battito di mani e annessi urli di gaudio. Poi tutto ha inizio... Qualche colpo di tom e grancassa annunciano l'intro di Picture Of Home, mentre io quasi piango dalla commozione!Che bello!! Dopo tre minuti esatti comincio a fremere perché so quello che sta per avvenire. Prendo la mia ragazza in collo,cosi che anche lei possa vedere (mi dispiace un pò per quelli dietro di me...) e comincio ad urlarle come un ossesso "guarda Roger!!". Quindici secondi dopo si sente l'inconfondibile salto di ottave di basso...Bellissimo!!
Un applauso fragoroso sigilla la fine del primo brano. Ma lo spettacolo continua!! Si passa a The thing i never said, per poi approdare ad una canzone contenuta nel loro primo album, Into the Fire. Poi tanti altri brani che non posso descrivere per mancanza di tempo e spazio (ma soprattutto di sonno!), per arrivare ad un finale veramente scoppiettante. Basta citare le ultime cinque canzoni: Space Trucking, Highway Star, Smoke On The Water e il bis con Hush e Black Night! Come potrei descrivere l'emozioni durante queste canzoni? Highway Star l'ho cantata (stonato come mi ritrovo) dall'inizio alla fine e, non contento, ho pure doppiato con un "po-po" il riff dell'assolo di tastiera e chitarra. Appena sentiti i primi accordi di Smoke On The Water è venuto giù il mondo! Che spettacolo, non ci potevo credere! Da quante volte l'avrò sentita rifare dai gruppi più disperati, all'inizio ho pensato "poteva mancare Smoke On The Water dei Deep Purple?". Poi mi sono accorto che Loro erano i Deep Purple!! Finale al cardiopalmo con Black Night e nel mezzo un altro bell'assolo di basso di Glover.
Ore 1:20. Torniamo alla macchina. Siamo tutti e quattro esausti ma felici. Rassicuro il guidatore che gli farò compagnia durante il viaggio di ritorno. Venti secondi dopo crollo e mi addormento, risvegliandomi al casello del Valdarno verso le 2:30...
Insomma, nonostante l'assenza di Lazy (un pò ci speravo) e la voce di Ian Gillan che a volte mancava (bè ha sessantatrè anni!) è stato veramente un concerto favoloso... Da vere Rock-Star!!!!
bonjo
Sono di ritorno dall'ennesimo concerto settimanale, il quarto per la precisione, e naturalmente voglio condividere con voi tutti la mia immensa gioia! Innanzitutto perché, tra i quattro concerti sopramensionati, ben due mi hanno visto protagonista in prima persona con il mio gruppo, i Chaos Theory, che finalmente hanno esordito guadagnandosi subito un bellissimo secondo posto. Niente da ridire, i gruppi che si sono affrontati erano tutti veramente molto preparati. Alla fine l'hanno spuntata i Funk Totum (immaginatevi che genere suonano su!), seguiti appunto da noi (genere Trash Metal, indicatissimo per una festa dell'unità!) e dal Punk-Rock dei Raul Duke, per poi arrivare fino al Folk-Rock degli Ospiti... Veramente un'esperienza fantastica, soprattutto perché ho avuto la possibilità di conoscere tantissimi musicisti veramente in gamba, e poi anche perché il primo live non si scorda mai...
Comunque veniamo al dunque. Ieri sera ho finito la maratona musicale a Pistoia in compagnia dei mitici, inarrivabili, emozionanti, amabili, infallibili Deep Purple!! Si proprio loro, quelli che hanno scritto Smoke On The Water!
Arrivo in piazza di Pistoia alle sei in punto. Breve ricerca di un luogo dove rifocillarsi e poi via, direttamente in piazza, a ritmo Rock! S'arriva che la piazza è ancora mezza deserta, nonostante già dal primo pomeriggio stiano suonando gruppi più o meno blues. Ci si accampa ad una ventina di metri dal palco, in religiosa attesa...
Ore 21:00 circa. Sul palco sale il mitico Tommy Emmanuel, uno dei più grandi chitarristi contemporanei. Vederlo suonare è una cosa spettacolare e inquietante al tempo stesso... Da una parte perché ti lascia a bocca aperta vedere e sentire quello che sa fare con una chitarra in mano, dall'altra perché la tua autostima musicale, magari appena risollevata dall'aver imparato il pezzo di basso di Smoke On The Water (che magari all'inizio ti sembra anche troppo difficile), ne risente terribilmente...
Esegue una decina di brani, ogni volta incantando il pubblico con qualcosa di nuovo... Una volta utilizza la chitarra come una specie di bongo, un'altra volta suonando le corde nella paletta (!)... La fine del suo concerto vede me e il mio maestro di basso discutere sulla possibilità o meno che riesca a far suonare anche la tracolla...
Ore 22:45 circa. C'è tensione nell'aria e anche un po' di nervosismo. Stare in piedi cinque ore al caldo in mezzo a tanta gente minerebbe l' animo anche dei santi, figuriamoci quello di un gruppo di scalmanati in attesa dei Purple... E loro non arrivano...
Ore 11:00. La musica si spenge e le luci si accendano. La folla comincia a rumoreggiare... Dall'alto dei miei due metri e quattro vedo perfettamente il palco, e anche l'inconfondibile scintillio di una chiavetta di un basso che si sta sistemando, e una bandana color argentato. "O mio Dio" penso "ma quello è papà Glover!". Un attimo di silenzio percorre lo spiazzo, per poi scoppiare in un boato fragoroso appena Ian Gillan e soci fanno il loro ingresso sul palco! Panico assoluto... Per un minuto non si sente altro che grida, battito di mani e annessi urli di gaudio. Poi tutto ha inizio... Qualche colpo di tom e grancassa annunciano l'intro di Picture Of Home, mentre io quasi piango dalla commozione!Che bello!! Dopo tre minuti esatti comincio a fremere perché so quello che sta per avvenire. Prendo la mia ragazza in collo,cosi che anche lei possa vedere (mi dispiace un pò per quelli dietro di me...) e comincio ad urlarle come un ossesso "guarda Roger!!". Quindici secondi dopo si sente l'inconfondibile salto di ottave di basso...Bellissimo!!
Un applauso fragoroso sigilla la fine del primo brano. Ma lo spettacolo continua!! Si passa a The thing i never said, per poi approdare ad una canzone contenuta nel loro primo album, Into the Fire. Poi tanti altri brani che non posso descrivere per mancanza di tempo e spazio (ma soprattutto di sonno!), per arrivare ad un finale veramente scoppiettante. Basta citare le ultime cinque canzoni: Space Trucking, Highway Star, Smoke On The Water e il bis con Hush e Black Night! Come potrei descrivere l'emozioni durante queste canzoni? Highway Star l'ho cantata (stonato come mi ritrovo) dall'inizio alla fine e, non contento, ho pure doppiato con un "po-po" il riff dell'assolo di tastiera e chitarra. Appena sentiti i primi accordi di Smoke On The Water è venuto giù il mondo! Che spettacolo, non ci potevo credere! Da quante volte l'avrò sentita rifare dai gruppi più disperati, all'inizio ho pensato "poteva mancare Smoke On The Water dei Deep Purple?". Poi mi sono accorto che Loro erano i Deep Purple!! Finale al cardiopalmo con Black Night e nel mezzo un altro bell'assolo di basso di Glover.
Ore 1:20. Torniamo alla macchina. Siamo tutti e quattro esausti ma felici. Rassicuro il guidatore che gli farò compagnia durante il viaggio di ritorno. Venti secondi dopo crollo e mi addormento, risvegliandomi al casello del Valdarno verso le 2:30...
Insomma, nonostante l'assenza di Lazy (un pò ci speravo) e la voce di Ian Gillan che a volte mancava (bè ha sessantatrè anni!) è stato veramente un concerto favoloso... Da vere Rock-Star!!!!
bonjo
sabato 5 luglio 2008
Elio e le Storie Tese: live in Montale 4 luglio 2008
Di ritorno da un concerto epocale a Montale!
Che dire? E' la seconda volta che assisto ad un concerto di Elio e le Storie Tese, ed ogni volta è una scoperta e un divertimento nuovo!
Che Elio & company siano dei musicisti di prim'ordine penso che sia fuori discussione. Che siano divertenti da vedere e sentire anche. Ma la cosa più bella è che tutte le volte riescono ad inventarsi qualcosa di nuovo!
Ma andiamo per ordine...
Montale, 4 luglio 2008. A distanza di un anno esatto sono pronto al concerto del nuovo tour. Si fanno un po' attendere sul palco, ma poco importa, poiché già la salivazione è in aumento dopo aver visto lo Yamaha trb6 parcheggiato sul suo piedistallo, posizionato (non a caso!) proprio a una ventina di metri davanti a me. La folla rumoreggia, si assiste ad un via vai di tecnici che accordano la stessa chitarra almeno sei volte (dico io, ma che facevano?Uno la scordava e l'altro la riaccordava?Mah!). Prove dei microfoni tutto ok. Si abbassano le luci e la musica di sottofondo. Si parte finalmente!! Arrivano i musicisti, che sfoggiano dei bellissimi vestiti tipo teatranti dei primi dell'Ottocento. Poche battute, per lasciare tutto lo spazio alla musica!
Belle sorprese sul palco: innanzitutto lo Yamaha trb6 (l'avevo già detto?Pazienza!) e naturalmente colui che lo suona, il mitico Faso. Poi il ritorno di Rocco Tanica, che però è sostituito da un alieno Extraterrestre, Aleppe, del pianeta ì (leggesi ì). La presenza di una voce femminile veramente evocativa (Paola Folli), di un sassofonista (Daniele Comoglio ) e un trombettista (Davide Ghidoni), oltre naturalmente a Cesareo (chitarra), Jantoman (ulteriori tastiere) e il mio musicista preferito, Mangoni!
(Attenzione! Qui di seguito verranno svelate le traccie presenti sul cd brulè, se qualcuno preferisce la sorpresa, è pregato di saltare!)
Le traccie? Dopo l'intro (Plafone) si parte con Ignudo tra i nudisti, seguita a ruota da Gargaroz (bellissima) per poi deviare sui grandi classici con Mio Cuggino. Sempre sulla scia di "operazione nostalgia", si odono le note di T.V.U.M.D.B. Pausetta per scambiare due battute (e incolpare il solito ignoto che con i suoi urli sta rovinando il disco), e si riparte a ritmo di samba, con El Pube (questa mi ha fatto quasi piangere dal ridere!). Si lascia spazio a Amico Uligano, interpretato molto bene da Mangoni che continuamente tira un pallone in una porta messa sul palco. Poi, siccome Montale è noto per essere la patria della disco music, si ha Medley Dance, un miscuglio dei brani Pipppero, La Chanson, Discomusic e Born To Be Abramo. Segue un brano più tranquillo e acustico (Fossi Figo) e in chiusura del cd Brulè la celeberrima Parco Sempione.
Successivamente sono state eseguite tantissime altre canzoni, molte delle quali presenti sul loro nuovo album (eh bé, è il tour promozionale!), però non sono mancati momenti commoventi, come quando si sono sentiti i primi accordi di Tapparella o il cambio di strumenti che fa da preludio a Oratorium. Per il resto semplicemente fantastici!
Note positive: tantissime. A partire dal prezzo del biglietto, 16 euro, che è più basso della media di altre esibizioni analoghe. Per di più hanno suonato per più di un'ora e mezzo (anche se a detta di Elio in playback, perché sarebbe stato impossibile suonare cosi bene!).
Sorvolando sulla perfezione di esecuzione, che è ormai un dato assodato (e solo questo è un motivo più che valido per andare a sentire un concerto):
-Bellissimo il pezzo di slap sul manico (!) di Faso nell'Intro di Mio Cuggino.
-La diteggiatura di Faso sulla tastiera del suo sei corde (non perde mai la posizione, una cosa incantevole da vedersi!)
-Gli assoli di Faso sulla tastiera del suo sei corde
-L'accompagnamento di Faso sulla tastiera del suo sei corde
-Faso
-Il suo sei corde
-Momento esilarante durante l'esecuzione di Suicidio a Sorpresa, quando Mangoni (sempre lui!) ha incendiato una chitarra sul palco...
-Tralascio le battute varie tra una canzone e l'altra.
-Il cd Brulè alla fine del concerto.
Unica pecca, se posso permettermi, è il fatto che molti brani "storici", come Servi della Gleba, Cara ti Amo, Cassonetto Differenziato e Burattino senza Fichi non hanno trovato spazio nella scaletta. Peccato, perché apparte il fatto che sono sempre molto belli da cantare, hanno tolto un bel po' di sano slap a Faso (che non fa mai male)... Ma vi assicuro che lo spettacolo è garantito lo stesso!
Bonjo
Che dire? E' la seconda volta che assisto ad un concerto di Elio e le Storie Tese, ed ogni volta è una scoperta e un divertimento nuovo!
Che Elio & company siano dei musicisti di prim'ordine penso che sia fuori discussione. Che siano divertenti da vedere e sentire anche. Ma la cosa più bella è che tutte le volte riescono ad inventarsi qualcosa di nuovo!
Ma andiamo per ordine...
Montale, 4 luglio 2008. A distanza di un anno esatto sono pronto al concerto del nuovo tour. Si fanno un po' attendere sul palco, ma poco importa, poiché già la salivazione è in aumento dopo aver visto lo Yamaha trb6 parcheggiato sul suo piedistallo, posizionato (non a caso!) proprio a una ventina di metri davanti a me. La folla rumoreggia, si assiste ad un via vai di tecnici che accordano la stessa chitarra almeno sei volte (dico io, ma che facevano?Uno la scordava e l'altro la riaccordava?Mah!). Prove dei microfoni tutto ok. Si abbassano le luci e la musica di sottofondo. Si parte finalmente!! Arrivano i musicisti, che sfoggiano dei bellissimi vestiti tipo teatranti dei primi dell'Ottocento. Poche battute, per lasciare tutto lo spazio alla musica!
Belle sorprese sul palco: innanzitutto lo Yamaha trb6 (l'avevo già detto?Pazienza!) e naturalmente colui che lo suona, il mitico Faso. Poi il ritorno di Rocco Tanica, che però è sostituito da un alieno Extraterrestre, Aleppe, del pianeta ì (leggesi ì). La presenza di una voce femminile veramente evocativa (Paola Folli), di un sassofonista (Daniele Comoglio ) e un trombettista (Davide Ghidoni), oltre naturalmente a Cesareo (chitarra), Jantoman (ulteriori tastiere) e il mio musicista preferito, Mangoni!
(Attenzione! Qui di seguito verranno svelate le traccie presenti sul cd brulè, se qualcuno preferisce la sorpresa, è pregato di saltare!)
Le traccie? Dopo l'intro (Plafone) si parte con Ignudo tra i nudisti, seguita a ruota da Gargaroz (bellissima) per poi deviare sui grandi classici con Mio Cuggino. Sempre sulla scia di "operazione nostalgia", si odono le note di T.V.U.M.D.B. Pausetta per scambiare due battute (e incolpare il solito ignoto che con i suoi urli sta rovinando il disco), e si riparte a ritmo di samba, con El Pube (questa mi ha fatto quasi piangere dal ridere!). Si lascia spazio a Amico Uligano, interpretato molto bene da Mangoni che continuamente tira un pallone in una porta messa sul palco. Poi, siccome Montale è noto per essere la patria della disco music, si ha Medley Dance, un miscuglio dei brani Pipppero, La Chanson, Discomusic e Born To Be Abramo. Segue un brano più tranquillo e acustico (Fossi Figo) e in chiusura del cd Brulè la celeberrima Parco Sempione.
Successivamente sono state eseguite tantissime altre canzoni, molte delle quali presenti sul loro nuovo album (eh bé, è il tour promozionale!), però non sono mancati momenti commoventi, come quando si sono sentiti i primi accordi di Tapparella o il cambio di strumenti che fa da preludio a Oratorium. Per il resto semplicemente fantastici!
Note positive: tantissime. A partire dal prezzo del biglietto, 16 euro, che è più basso della media di altre esibizioni analoghe. Per di più hanno suonato per più di un'ora e mezzo (anche se a detta di Elio in playback, perché sarebbe stato impossibile suonare cosi bene!).
Sorvolando sulla perfezione di esecuzione, che è ormai un dato assodato (e solo questo è un motivo più che valido per andare a sentire un concerto):
-Bellissimo il pezzo di slap sul manico (!) di Faso nell'Intro di Mio Cuggino.
-La diteggiatura di Faso sulla tastiera del suo sei corde (non perde mai la posizione, una cosa incantevole da vedersi!)
-Gli assoli di Faso sulla tastiera del suo sei corde
-L'accompagnamento di Faso sulla tastiera del suo sei corde
-Faso
-Il suo sei corde
-Momento esilarante durante l'esecuzione di Suicidio a Sorpresa, quando Mangoni (sempre lui!) ha incendiato una chitarra sul palco...
-Tralascio le battute varie tra una canzone e l'altra.
-Il cd Brulè alla fine del concerto.
Unica pecca, se posso permettermi, è il fatto che molti brani "storici", come Servi della Gleba, Cara ti Amo, Cassonetto Differenziato e Burattino senza Fichi non hanno trovato spazio nella scaletta. Peccato, perché apparte il fatto che sono sempre molto belli da cantare, hanno tolto un bel po' di sano slap a Faso (che non fa mai male)... Ma vi assicuro che lo spettacolo è garantito lo stesso!
Bonjo
Iscriviti a:
Commenti (Atom)