venerdì 22 febbraio 2008
SOS mIRC, aka il meraviglioso mondo delle scanlations.
Frustrante perché mi rendo conto perfettamente che le case editrici hanno delle esigenze da soddisfare, dettate da una miriade di fattori (fra i quali un pubblico largamente composto da bimbiminkia) dei quali non voglio entrare in merito, ma so anche per certo che esistono una moltitudine di titoli e di autori (mangaka) che, restando così le cose, io non potrò mai conoscere né apprezzare.
Per fortuna però è qui che entrano in gioco IRC e, soprattutto, le scanlations.
L'ultima parola deriva dall'unione di due termini inglesi: scansion (scansione) e translation (traduzione). È proprio questo che fanno i numerosi gruppi di lavoro (scanlators) sparsi in tutto il mondo: prendono fumetti originali NON licensiti, cioè di cui le case editrici occidentali non hanno acquistato i diritti; li scansionano; ne fanno la traduzione dal giapponese (ma anche dal coreano o dal cinese) alla propria lingua (in genere l'inglese) e poi puliscono le scansioni e i balloon inserendoci i testi tradotti e riadattati (editing). L'operato di queste persone è grandioso se si pensa che da tutto ciò non ricavano, economicamente parlando, assolutamente niente. Tutti loro e tutti coloro che li sostengono sono legati assieme da un unico grande interesse: i fumetti e la loro diffusione, vero e ultimo scopo dei vari gruppi.
Beh certo, il loro agire è ai limiti della legalità e alcuni di loro, diffondendo fumetti licensiti, compiono dei veri e propri furti, ma i gruppi di scanlators seri non vogliono assolutamente sostituirsi alle case editrici. In ogni loro sito o all'inizio di ogni capitolo scansionato ci sono avvisi evidenti e grossi come le case, in cui spiegano che il lavoro sarà interrotto e ritirato dalla rete non appena ne verranno acquistati i diritti in occidente e in cui esortano il lettore a comprare il fumetto una volta in vendita, per sostenere l'autore e tutte le persone che vi hanno lavorato.
Questo, da parte dei fan, può sembrare un modo furbo per fare il proprio comodo e tutelarsi in qualche modo, ma a conti fatti non è così. Gli autori e soprattutto le case editrici avrebbero avuto modo di stroncare questo fenomeno alla nascita, tuttavia ciò non è avvenuto, poiché grazie alle scanlations il mondo dei manga (e simili) si è ampliato. La gente ha la possibilità di conoscere ed amare più mangaka, di affezionarsi a più personaggi (che spesso diventano veri e propri idoli) e chi trae guadagno da questo settore ne approfitta per convergere i suoi sforzi in quella direzione. Importante, quindi, è mantenere questo equilibrio fra fan e addetti ai lavori e i modi per farlo sono essenzialmente due: non sostenere i gruppi che diffondono materiale licensito e comprare i manga che ci vengono messi a disposizione (così il prezzo di "Beck" non mi schizza da 4.50€ a 6.50€, per dire!!).
Fino a qui sono state solo chiacchiere, ma dove si trovano le scanlations in questione?
Ovviamente il mezzo di diffusione è internet e i gruppi fanno riferimento ognuno al proprio sito, blog, livejournal ecc. Tuttavia non tutti i gruppi permettono di scaricare i manga tradotti direttamente dalla lista dei loro projects, ma preferiscono utilizzare i canali di IRC… ed è a questo punto che cominciano i dolori! Sono in pochi, infatti, a conoscere questa chat e ancora meno sono quelli che la sanno utilizzare per scambiare i file. Navigando in rete non occorre molto sforzo per trovare siti interamente dedicati ad IRC, ma spesso usano un linguaggio molto tecnico e sicuramente sono troppo "vasti" per il nostro scopo.
A questo proposito mi sono permessa di creare una piccola guida per principianti, dove riporto i passaggi essenziali utili ad attivare mIRC (uno dei client IRC più famosi) e a scaricare i file dagli utenti che li mettono a disposizione, con la speranza di rendere ancora più accessibile il meraviglioso mondo delle scanlations.
Link utili:
MangaUpdate
Manganews
sabato 16 febbraio 2008
Bartimeus (perché lui vale!)
Jonathan Stroud –
Ogni anno spendo una cifra che rasenta la follia in libreria. Sia perché ogni tanto mi piace leggere in inglese, e quindi pago di più, sia perché mi piace leggere punto e stop. Delle varie saghe, epopee e collane che ho seguito e sto seguendo nel tempo, una in particolare voglio trascinare per un attimo al centro del palcoscenico.
Si tratta di una storia fantasy, con protagonista un ragazzino inglese alle prese con la magia.
Suona familiare? Suona da sette libri di cui un paio sono mattoni e di cinque film da sbancare i botteghini? Beh, vi sbagliate.
Perché la storia di cui parliamo oggi è
A ruota seguono Kitty, ragazzina ribelle e per niente incline alla magia, vari spiriti ed entità magiche, maghi e politici (o entrambi) più o meno corrotti ed altro ancora.
Ma facciamo un passo indietro.
A Londra, in un periodo non ben precisato ma all'incirca in un XX° secolo diverso da come noi lo conosciamo, i maghi sono una sorta di casta ben inserita nella società, con i più importanti dei propri membri a gestire le strutture governative. La magia non si basa tanto su poteri sovrannaturali o esibizioni di bacchette, ma piuttosto sulla volontà individuale e sulla capacità di convocare "da un altro posto" spiriti e affini (notate prego che ci sono vari tipi di spiriti, molti dei quali vi staccherebbero la testa senza manco pensarci al solo sentirsi equiparare ai più infimi rappresentanti della categoria, quindi io non l'ho scritto e voi non l'avete letto) ai quali far eseguire il proprio volere, stando fermo il rispetto di alcune norme.
Tre fra tutte, mai rivelare il proprio nome - tanto che è usanza comune per i maghi cambiarlo non appena possibile, mai uscire dal pentacolo mentre si sta convocando l'entità in questione (che, comprensibilmente, non sarà mai soddisfatta nell'essere strappata dal proprio ambiente per andare a servire un omuncoletto) e, ragionevolmente, mai convocare spiriti che non si sanno gestire.
Va da sé che questo porta ad una sorta di gerarchia nei maghi, dai più potenti in grado di controllare decine di jinn, afrit e marid senza fatica ai trafficoni che si arrabattano ogni giorno con quei due-tre foliot che la sorte gli ha quasi per dispetto concesso.
E va da sé che quando ad uno di questi, un vecchiaccio pomposo, viene dato in affidamento il piccolo Nat con lo scopo di educarlo e farlo crescere come apprendista, le cose non possano che finir male.
L'inizio della fine si ha quando Nat, da bimbetto sveglio, curioso e in cerca d'affetto (e ancora simpatico, va detto), riceve dal suo maestro una “lezione di vita” destinata a segnarlo.
L'ira e la voglia di vendetta lo porteranno prima a sfruttare la sua sete di sapere per convocare il jinn Bartimeus (per il lettore, il punto d’inizio) per fargli rubare il potente amuleto di Samarcanda, poi a ritrovarsi in una serie di avventure che lo troveranno via via impegnato a lottare contro forze più grandi di lui, a venire a faccia con intrighi politici e maghi potenti, a conoscere la vita tapina dei “comuni” e i ribelli tesi a sovvertire lo strapotere dei maghi.
E proprio dai ribelli nel secondo libro spunta Kitty, la terza protagonista, schietta e delicata come una sberla in faccia e pronta a superare qualsiasi confine in nome dei suoi ideali, con la quale sia Nat sia Bartimeus avranno più di in incontro-scontro, e più di una tensione irrisolta.
Crescendo l’adolescente Nat, allevato in mezzo agli adulti nella visione per la quale i maghi sono nel giusto e chiunque altro nel torto, mostrerà tutta la sua schiettezza, la sua rigidità, la meschinità e la sete di potere di cui l’uomo è capace, mai riuscendo però a nascondere del tutto al lettore – che in forza di quello è portato a sopportarlo fino alla fine – il granello di buono che si porta dentro, fino all’exploit finale che non sta certo a me rovinare.
Nei tre libri che si seguono senza perdere il filo, con l'azione che si sposta di volta in volta a seguire i protagonisti, incontrastato agli occhi dei lettori è però il millenario Bartimeus, che si presenta come "colui che riedificò le mura di Uruk, di Karnak e di Praga, che parlò con Salomone, che corse nelle praterie insieme ai padri dei bufali, che sorvegliò l'Antico Zimbabwe fino a quando le pietre caddero e gli sciacalli banchettarono con le sue genti” ecc, che narra gli eventi da un punto di vista particolare (il suo) senza mai tralasciare piccoli commenti divaganti e saccenti che vengono inseriti come note a piè di pagina (un motivo bastante per leggere i libri), che mai e poi mai fa sfoggio di umiltà o pentimento ma poi, dovendo scegliere una forma umana nella quale incarnarsi, predilige quella di un ragazzino non più grande di Nathaniel che ha conosciuto tremila anni prima (una sorta di quarto protagonista, ma per saperne di più il terzo libro è necessario) e il cui legame con Nat e Kitty si evolve e si stringe col progredire degli eventi. Un personaggio divertente, la cui logica contorta non ammette sbagli da parte di chi lo comanda, le cui risposte sono a doppio se non a triplo taglio, le cui battute spiazzano e la cui nostalgia quasi commuove, che non si può non apprezzare.
E ora, mentre io mi fustigo a dovere per non saper rendere il giusto merito a dei libri che mi hanno appassionato, voi filate a leggere!
venerdì 8 febbraio 2008
Colori e musica di una terra ancora tutta da scoprire...
Irlanda... La prima sensazione che mi viene in mente sentendo questo nome è nostalgia, nostalgia per quelle meravigliose brughiere di color smeraldo e solitarie, per le scogliere a picco sull'Oceano, per la gente chiacchierona e simpatica, per i castelli diroccati in cima ad una rupe accarezzati dal vento umido dell'Atlantico, per quei colori fantastici, cosi accesi ma perennemente scintillanti per l'incessante pioggia, per la musica che fuoriesce da ogni angolo della strada... Eppure, prima di partire, la parola che associavo a questo nome era un'altra, più semplice e immediata: Birra!!(o Guinness se preferite).
L'idea di partire per l'Irlanda ci frullava in testa già da un pò di tempo. Alla fine fu decisa come meta per le meritate (?) ferie post-esame di stato. Quattro baldi giovani erano decisi a festeggiare l'avvenuta maturità nel migliore dei modi: due settimane a zonzo per la suggestiva isola di Erin, con tappe fisse per fare rifornimento di cibo ma, soprattutto, di bevande. L'idea era pazzesca; per una volta non saremmo stati noi a cercare il Pub, ma era il Pub che avrebbe trovato noi...
In realtà le cose andarono in maniera ben diversa...
E cosi ci mettemmo in viaggio. Partenza da Pisa, con scalo intermedio a Londra, precipitoso cambio aereo, e poi via verso Dublino (esattamente un anno dopo sarebbe stato inaugurato un volo diretto low cost Pisa-Dublino, la solita sfortuna).
Durata del viaggio due settimane. Per rendere più agevole la visualizzazione del percorso da noi effettuato ho fatto ricorso ai nostri potenti mezzi informatici (ed una buona dose di pazienza!), colorando le varie tappe del nostro viaggio descritte nei prossimi post in modo differente.
In rosso: Dublino e dintorni (compreso Glendalought e Powerscourt)
In blu: Kilkenny, Limerick e Rock Of Cashel
In verde: Galway e le Isole Aran
In giallo: Connemara e Cliff Of Moher
In rock: vedi un paio di post più in giù!
Naturalmente non penso che tale ordine verrà rispettato: da una parte perchè di cose da dire ce ne sono veramente tante (un unico post su Dublino sarebbe troppo riduttivo!), dall'altra perchè avevo pensato di aggiungere qualche curiosità, soprattutto per quanto riguarda la musica e la storia di quest'isola.
L'unico consiglio che mi sento di darvi prima di mettervi in viaggio è il seguente: comprate un bell'impermiabile, ne avrete davvero bisogno!!
P.S. Siccome siamo in tema, volevo spendere due righe per augurare al mio carissimo amico Marco un buon viaggio ed una buona permanenza per il suo soggiorno australiano, con una piccola raccomandazione: Occhio ai canguri!!!
Bonjo
mercoledì 6 febbraio 2008
Irish Tour
Polydor 1974
1. Cradle Rock
2. I Wonder Who
3. Tattoo'd Lady
4. Too Much Alcohol
5. As the Crow Flies
6. A Million Miles Away
7. Walk on Hot Coals
8. Who's That Coming?
9. (Back on My) Stompin' Ground
11. Maritime
La tecnica del chitarrista irlandese non è certamente impeccabile, i suoi assoli non sono eleganti né eruditi ed è forse per questo che non ha mai raggiunto la fama dei mostri sacri suoi contemporanei ma, se nella mia ignoranza mi permettete di esprimere un parere, avendo la possibilità di scegliere fra un suo concerto ed uno di Jimi Hendrix non avrei dubbi a scegliere Gallagher, anche a costo di sembrare una pazza blasfema. Il motivo è molto semplice: al primo assolo Hendrix ti fa piangere per l’incredulità, al secondo ti stordisce, ma al terzo sei un uomo o una donna morta e se per puro caso un neurone è sopravvissuto al massacro, non vuole percepire suoni per almeno una settimana (fosse solo per ricordare l’emozione del primo assolo). L’interpretazione di Gallagher è praticamente l’opposto: dopo un assolo lungo una vita ne vuoi un altro e poi un altro ancora perché non stancano mai, il suo entusiasmo è l’entusiasmo di chi lo ascolta e la dedizione che impiega nel far vibrare le corde della sua chitarra si trasmette al pubblico senza barriere di alcun tipo. Proprio per questo motivo gli album che esprimono al meglio le travolgenti capacità di Rory Gallagher sono live, primo fra tutti Irish Tour.
Il disco si apre con Cradle Rock, un rock blues veloce e fragoroso dove Lou Martin alle tastiere, Rod De'Ath alla batteria e percussioni, Gerry McAvoy al basso oltre ovviamente a Rory, voce e chitarra, danno il meglio per infiammare gli animi degli ascoltatori. L’atmosfera così surriscaldata è pronta ad accogliere I Wonder Who, brano cento per cento blues che in 7’e 52’’ ci fa capire perché Eric Clapton ha detto di Gallagher: "L’uomo che mi ha fatto tornare al blues". Persino una principiante come me riesce ad apprezzare la bellezza di esecuzione di questo pezzo. Seguono Tattoo'd Lady, un classico hard rock della discografia dell’artista, Too Much Alcohol, cover di J.B Hutto, e As the Crow Flies, altra cover eseguita con maestria dall’artista con la sua National Resonator del 1932 (“maltrattata” pesantemente con il bottleneck) e l’armonica a bocca. Dopo il brano acustico è la volta di A Million Miles Away, quella che secondo me è La canzone di Rory Gallagher, assolutamente completa sia dal punto di vista vocale sia strumentale, dove la chitarra viene accompagnata da un organo elettrico che fa decisamente sentire la propria presenza. Il livello rimane alto anche in Walk on Hot Coals; con questo brano ci spostiamo verso lo psichedelico, ma io vi consiglio di dare un’occhiata al link che vi ho messo per capire quello che vi dicevo sulla passione di Rory: per tutta la durata del pezzo non proferisce parola, ma è praticamente la sua Stratocaster a cantare per lui. Who's That Coming? e di nuovo il bottleneck riportano le sonorità verso il rock blues, ma questo non ci permette di tirare il fiato nemmeno per un attimo perché tutti gli elementi del gruppo tornano a scatenarsi e a far scatenare chi li ascolta. Per Back On My Stompin' Ground si parla ancora di rock blues mentre Maritime conclude l’album (giudicato da Melody Maker miglior album live dell’anno) con un rock'n'roll in cui Martin di nuovo si rende protagonista, questa volta con un discreto assolo di piano.
Irish Tour è stato compilato registrando i concerti di Dublino (Carlton Cinema), Cork (City Hall) e Belfast (Ulster Hall). Ora vorrei farvi notare un’ultima cosa, siamo nel 1974, uno dei periodi più neri per quanto riguarda i conflitti fra cattolici e protestanti (nazionalisti e unionisti, chiamateli come vi pare!) a Belfast tutto era un buon pretesto per innescare atti di violenza e per questo quasi tutti gli artisti evitavano la capitale dell’Irlanda del Nord come la peste.
Rory Gallagher e colleghi, invece, all’Ulster Hall hanno dato vita ad uno dei più grandi concerti della storia del rock e grazie alle riprese del regista Tony Palmer possiamo goderne una piccola parte anche noi.
sabato 2 febbraio 2008
Rugby 6 nazioni: 1° giornata
Irlanda 16 - Italia 11 Croke Park, Dublino 2 Febbraio 2006 ore 15:00
Partita emozionante, che per poco non ce ne regalava un'altra ancora più grande! L'Italia regge bene l'urto dei 15 irlandesi, che riescono a trovare i primi punti solo con un calcio piazzato all'11 minuto del solito O'Gara. 3 a 0. Nonostante i continui pericoli creati da bellissimi passaggi con i piedi sulle fasce laterali, la difesa azzurra tiene bene. Il problema è che non riusciamo mai ad oltrepassare la linea dei 22 metri avversaria. La testardaggine irlandese trova finalmente la meritata meta al 18, con una bellissima azione magistralmente conclusa da Dempsey. Il tutto condito dalla trasformazione di O'Gara. 10 a 0. Ma l'Italia non ci sta. Nonostante l'inferiorità numerica, gli azzurri trovano i primi 3 punti su calcio piazzato da Bortolussi. Si va negli spogliatoi sul 10 a 3.
Si riaprono le ostilità e subito altri 3 punti su calcio piazzato di O'Gara sembra chiudere l'incontro sul 13 a 3. Ma a questo punto, inizia la riscossa azzurra. Se da una parte gli Irlandesi hanno un grande gioco tecnico, dalla nostra abbiamo una forza d'urto che non regge confronto. E cosi, il carrettino (secondo me più che carrettino, carro armato) italiano sbriciola letteralmente la resistenza degli irlandesi e segna la prima meta, assegnata a Parisse dopo una prova tv infinita, che ha lasciato con il fiato sospeso i 6000 italiani presenti al Croke Park di Dublino (e anche i telespettatori a casa!). Purtroppo non riusciamo a concludere il calcio piazzato. 13 a 8. E la partita si riapre. O'Gara si dimostra un cecchino di prima categoria, altri tre punti su calcio piazziato a cui risponde però Bortolussi. 16 a 11. All'ottantesimo ultimo disperato attacco azzurro, che purtroppo si spegne contro il muro verde. Comunque una bellissima Italia, che è uscita da un incontro non facile a testa alta! Ora aspettiamo al Flaminio i delusi Leoni Inglesi domenica prossima a Roma.
Inghilterra 19 - Galles 26 Twickenam, Londra 2 Febbraio 2008 ore 17:30
E qui una sorpresa veramente enorme! Chi mai si sarebbe aspettato che i Dragoni Gallesi, usciti malconci da un mondiale abbastanza deludente, riuscissero a battere gli Inglesi a casa loro, nel tempio del rugby (il Twickenam), davanti a 76000 persone? Io personalmente non c'avrei scommesso una pinta di birra! E invece, dopo un inizio di partita diciamo prevedibile, dominato da un'Inghilterra che non lascia spazio al Galles (il primo tempo finisce sul 16 a 6 per i padroni di casa, che si vedono annullati dalla prova tv una meta vicino allo scadere), nel secondo periodo accade l'impensabile! Nonostante il calcio realizzato subito dopo il fischio di inizio, il Galles rialza la testa, dapprima con un calcio che riporta il punteggio sul 19 a 9. E a questo punto, l'Inghilterra crolla letteralmente. Dal 60° minuto fino alla fine è un continuo assalto dei Dragoni, che dapprima accorciano con un calcio (19 a 12), e poi realizzano ben 2 mete, con le rispettive realizzazioni, in tre minuti (19 a 26)! E cosi, dopo 20 anni, il Galles riesce ad espugnare il Twickenam. Partita veramente interessante e molto combattuta, soprattutto dal lato fisico.
Scozia 6 - Francia 27 Murrayfield, Edimburgo 3 Febbraio 2008 ore 15:50
I Galletti picchiano, ed anche molto duro! La formazione francese travolge letteralmente una Scozia senza grinta, senza speranza di aggiudicarsi l'incontro. Eppure l'inizio vede subito i padroni di casa in vantaggio con un drop che sblocca il punteggio sul 3 a 0, ma poco dopo (al 12 minuto) una bellissima azione porta i cugini d'oltralpe alla meta e successiva realizzazione. 3 a 7. Un calcio piazzato al 18 aumenta il divario tra le due formazioni. 3 a 10. E a questo punto i francesi cominciano a mostrare un bel gioco, privo di errori, al contrario degli scozzesi, che oltre a perdere una buona quantità di palloni, sbagliano anche un calcio piazziato. Al 23° ci mette lo zampino anche la fortuna. Calcio che supera la linea difensiva scozzese che pasticcia su un rimbalzo "anomalo". Di tutto questo ne approfitta Malzieu, che come una saetta afferra la palla nei pressi dell'aria di meta e la schiaccia a terra. La trasformazione va a segno, e il punteggio sale sul 3 a 17.
La Scozia accenna una timida reazione, e guadagna un fallo al 31°. Il drop stavolta va a segno, e la Scozia accorcia le distanze.Sul 6 a 17 e le squadre vanno negli spogliatoi.
Il secondo tempo è tutto dei Galletti. Si comincia con un calcio piazzato al 55° che porta lo score sul 6 a 20. Al 65° il colpo di grazia con la terza meta francese con Clerc. La realizzazione va a segno portando il risultato su un desolante 6 a 27. La Scozia prova a rendere almeno meno pesante la sconfitta, ma i continui errori, una buona difesa e un pizzico di sfortuna (a Paterson sfugge l'ovale nell'area di meta!) non permettono nemmeno questa consolazione.
Le prossime partite: Sabato Francia-Irlanda e Galles-Scozia. Domenica Italia-Inghilterra.
Bonjo