sabato 16 febbraio 2008

Bartimeus (perché lui vale!)

Jonathan Stroud – La Trilogia di Bartimeus: L’amuleto di Samarcanda, L’occhio del Golem, La porta di Tolomeo; ed. Salani.

Avvertenze: Questo sproloquio/recensione/quel che vi pare contiene alcuni spoiler sui libri. Niente di grave, ma prima di andare avanti fatevene una ragione.

Ogni anno spendo una cifra che rasenta la follia in libreria. Sia perché ogni tanto mi piace leggere in inglese, e quindi pago di più, sia perché mi piace leggere punto e stop. Delle varie saghe, epopee e collane che ho seguito e sto seguendo nel tempo, una in particolare voglio trascinare per un attimo al centro del palcoscenico.
Si tratta di una storia fantasy, con protagonista un ragazzino inglese alle prese con la magia.
Suona familiare? Suona da sette libri di cui un paio sono mattoni e di cinque film da sbancare i botteghini? Beh, vi sbagliate.
Perché la storia di cui parliamo oggi è La Trilogia di Bartimeus, il cui primo protagonista, il ragazzino di cui sopra, è talmente irritante e fastidioso alle sue prime apparizioni da non meritarsi nemmeno il fregio del titolo. Lui, il protagonista, è Nathaniel detto Nat. L'altro, il jinn evocato per sfida e per orgoglio, un essere il cui cinico sarcasmo trasuda da ogni sua nota a piè di pagina, è Bartimeus (niente diminutivi, e grazie tante).
A ruota seguono Kitty, ragazzina ribelle e per niente incline alla magia, vari spiriti ed entità magiche, maghi e politici (o entrambi) più o meno corrotti ed altro ancora.
Ma facciamo un passo indietro.

A Londra, in un periodo non ben precisato ma all'incirca in un XX° secolo diverso da come noi lo conosciamo, i maghi sono una sorta di casta ben inserita nella società, con i più importanti dei propri membri a gestire le strutture governative. La magia non si basa tanto su poteri sovrannaturali o esibizioni di bacchette, ma piuttosto sulla volontà individuale e sulla capacità di convocare "da un altro posto" spiriti e affini (notate prego che ci sono vari tipi di spiriti, molti dei quali vi staccherebbero la testa senza manco pensarci al solo sentirsi equiparare ai più infimi rappresentanti della categoria, quindi io non l'ho scritto e voi non l'avete letto) ai quali far eseguire il proprio volere, stando fermo il rispetto di alcune norme.
Tre fra tutte, mai rivelare il proprio nome - tanto che è usanza comune per i maghi cambiarlo non appena possibile, mai uscire dal pentacolo mentre si sta convocando l'entità in questione (che, comprensibilmente, non sarà mai soddisfatta nell'essere strappata dal proprio ambiente per andare a servire un omuncoletto) e, ragionevolmente, mai convocare spiriti che non si sanno gestire.
Va da sé che questo porta ad una sorta di gerarchia nei maghi, dai più potenti in grado di controllare decine di jinn, afrit e marid senza fatica ai trafficoni che si arrabattano ogni giorno con quei due-tre foliot che la sorte gli ha quasi per dispetto concesso.
E va da sé che quando ad uno di questi, un vecchiaccio pomposo, viene dato in affidamento il piccolo Nat con lo scopo di educarlo e farlo crescere come apprendista, le cose non possano che finir male.
L'inizio della fine si ha quando Nat, da bimbetto sveglio, curioso e in cerca d'affetto (e ancora simpatico, va detto), riceve dal suo maestro una “lezione di vita” destinata a segnarlo.
L'ira e la voglia di vendetta lo porteranno prima a sfruttare la sua sete di sapere per convocare il jinn Bartimeus (per il lettore, il punto d’inizio) per fargli rubare il potente amuleto di Samarcanda, poi a ritrovarsi in una serie di avventure che lo troveranno via via impegnato a lottare contro forze più grandi di lui, a venire a faccia con intrighi politici e maghi potenti, a conoscere la vita tapina dei “comuni” e i ribelli tesi a sovvertire lo strapotere dei maghi.
E proprio dai ribelli nel secondo libro spunta Kitty, la terza protagonista, schietta e delicata come una sberla in faccia e pronta a superare qualsiasi confine in nome dei suoi ideali, con la quale sia Nat sia Bartimeus avranno più di in incontro-scontro, e più di una tensione irrisolta.
Crescendo l’adolescente Nat, allevato in mezzo agli adulti nella visione per la quale i maghi sono nel giusto e chiunque altro nel torto, mostrerà tutta la sua schiettezza, la sua rigidità, la meschinità e la sete di potere di cui l’uomo è capace, mai riuscendo però a nascondere del tutto al lettore – che in forza di quello è portato a sopportarlo fino alla fine – il granello di buono che si porta dentro, fino all’exploit finale che non sta certo a me rovinare.

Nei tre libri che si seguono senza perdere il filo, con l'azione che si sposta di volta in volta a seguire i protagonisti, incontrastato agli occhi dei lettori è però il millenario Bartimeus, che si presenta come "colui che riedificò le mura di Uruk, di Karnak e di Praga, che parlò con Salomone, che corse nelle praterie insieme ai padri dei bufali, che sorvegliò l'Antico Zimbabwe fino a quando le pietre caddero e gli sciacalli banchettarono con le sue genti” ecc, che narra gli eventi da un punto di vista particolare (il suo) senza mai tralasciare piccoli commenti divaganti e saccenti che vengono inseriti come note a piè di pagina (un motivo bastante per leggere i libri), che mai e poi mai fa sfoggio di umiltà o pentimento ma poi, dovendo scegliere una forma umana nella quale incarnarsi, predilige quella di un ragazzino non più grande di Nathaniel che ha conosciuto tremila anni prima (una sorta di quarto protagonista, ma per saperne di più il terzo libro è necessario) e il cui legame con Nat e Kitty si evolve e si stringe col progredire degli eventi. Un personaggio divertente, la cui logica contorta non ammette sbagli da parte di chi lo comanda, le cui risposte sono a doppio se non a triplo taglio, le cui battute spiazzano e la cui nostalgia quasi commuove, che non si può non apprezzare.

E ora, mentre io mi fustigo a dovere per non saper rendere il giusto merito a dei libri che mi hanno appassionato, voi filate a leggere!

venerdì 8 febbraio 2008

Colori e musica di una terra ancora tutta da scoprire...

"I remember Dublin City, in a rare old time" - Canzone popolare irlandese



Irlanda... La prima sensazione che mi viene in mente sentendo questo nome è nostalgia, nostalgia per quelle meravigliose brughiere di color smeraldo e solitarie, per le scogliere a picco sull'Oceano, per la gente chiacchierona e simpatica, per i castelli diroccati in cima ad una rupe accarezzati dal vento umido dell'Atlantico, per quei colori fantastici, cosi accesi ma perennemente scintillanti per l'incessante pioggia, per la musica che fuoriesce da ogni angolo della strada... Eppure, prima di partire, la parola che associavo a questo nome era un'altra, più semplice e immediata: Birra!!(o Guinness se preferite).

L'idea di partire per l'Irlanda ci frullava in testa già da un pò di tempo. Alla fine fu decisa come meta per le meritate (?) ferie post-esame di stato. Quattro baldi giovani erano decisi a festeggiare l'avvenuta maturità nel migliore dei modi: due settimane a zonzo per la suggestiva isola di Erin, con tappe fisse per fare rifornimento di cibo ma, soprattutto, di bevande. L'idea era pazzesca; per una volta non saremmo stati noi a cercare il Pub, ma era il Pub che avrebbe trovato noi...
In realtà le cose andarono in maniera ben diversa...

E cosi ci mettemmo in viaggio. Partenza da Pisa, con scalo intermedio a Londra, precipitoso cambio aereo, e poi via verso Dublino (esattamente un anno dopo sarebbe stato inaugurato un volo diretto low cost Pisa-Dublino, la solita sfortuna).
Durata del viaggio due settimane. Per rendere più agevole la visualizzazione del percorso da noi effettuato ho fatto ricorso ai nostri potenti mezzi informatici (ed una buona dose di pazienza!), colorando le varie tappe del nostro viaggio descritte nei prossimi post in modo differente.
In rosso: Dublino e dintorni (compreso Glendalought e Powerscourt)
In blu: Kilkenny, Limerick e Rock Of Cashel
In verde: Galway e le Isole Aran
In giallo: Connemara e Cliff Of Moher
In rock: vedi un paio di post più in giù!
Naturalmente non penso che tale ordine verrà rispettato: da una parte perchè di cose da dire ce ne sono veramente tante (un unico post su Dublino sarebbe troppo riduttivo!), dall'altra perchè avevo pensato di aggiungere qualche curiosità, soprattutto per quanto riguarda la musica e la storia di quest'isola.
L'unico consiglio che mi sento di darvi prima di mettervi in viaggio è il seguente: comprate un bell'impermiabile, ne avrete davvero bisogno!!

P.S. Siccome siamo in tema, volevo spendere due righe per augurare al mio carissimo amico Marco un buon viaggio ed una buona permanenza per il suo soggiorno australiano, con una piccola raccomandazione: Occhio ai canguri!!!
Bonjo

sabato 2 febbraio 2008

Rugby 6 nazioni: 1° giornata

Signore e Signori, inizia lo spettacolo!

Irlanda 16 - Italia 11 Croke Park, Dublino 2 Febbraio 2006 ore 15:00
Partita emozionante, che per poco non ce ne regalava un'altra ancora più grande! L'Italia regge bene l'urto dei 15 irlandesi, che riescono a trovare i primi punti solo con un calcio piazzato all'11 minuto del solito O'Gara. 3 a 0. Nonostante i continui pericoli creati da bellissimi passaggi con i piedi sulle fasce laterali, la difesa azzurra tiene bene. Il problema è che non riusciamo mai ad oltrepassare la linea dei 22 metri avversaria. La testardaggine irlandese trova finalmente la meritata meta al 18, con una bellissima azione magistralmente conclusa da Dempsey. Il tutto condito dalla trasformazione di O'Gara. 10 a 0. Ma l'Italia non ci sta. Nonostante l'inferiorità numerica, gli azzurri trovano i primi 3 punti su calcio piazzato da Bortolussi. Si va negli spogliatoi sul 10 a 3.
Si riaprono le ostilità e subito altri 3 punti su calcio piazzato di O'Gara sembra chiudere l'incontro sul 13 a 3. Ma a questo punto, inizia la riscossa azzurra. Se da una parte gli Irlandesi hanno un grande gioco tecnico, dalla nostra abbiamo una forza d'urto che non regge confronto. E cosi, il carrettino (secondo me più che carrettino, carro armato) italiano sbriciola letteralmente la resistenza degli irlandesi e segna la prima meta, assegnata a Parisse dopo una prova tv infinita, che ha lasciato con il fiato sospeso i 6000 italiani presenti al Croke Park di Dublino (e anche i telespettatori a casa!). Purtroppo non riusciamo a concludere il calcio piazzato. 13 a 8. E la partita si riapre. O'Gara si dimostra un cecchino di prima categoria, altri tre punti su calcio piazziato a cui risponde però Bortolussi. 16 a 11. All'ottantesimo ultimo disperato attacco azzurro, che purtroppo si spegne contro il muro verde. Comunque una bellissima Italia, che è uscita da un incontro non facile a testa alta! Ora aspettiamo al Flaminio i delusi Leoni Inglesi domenica prossima a Roma.

Inghilterra 19 - Galles 26
Twickenam, Londra 2 Febbraio 2008 ore 17:30
E qui una sorpresa veramente enorme! Chi mai si sarebbe aspettato che i Dragoni Gallesi, usciti malconci da un mondiale abbastanza deludente, riuscissero a battere gli Inglesi a casa loro, nel tempio del rugby (il Twickenam), davanti a 76000 persone? Io personalmente non c'avrei scommesso una pinta di birra! E invece, dopo un inizio di partita diciamo prevedibile, dominato da un'Inghilterra che non lascia spazio al Galles (il primo tempo finisce sul 16 a 6 per i padroni di casa, che si vedono annullati dalla prova tv una meta vicino allo scadere), nel secondo periodo accade l'impensabile! Nonostante il calcio realizzato subito dopo il fischio di inizio, il Galles rialza la testa, dapprima con un calcio che riporta il punteggio sul 19 a 9. E a questo punto, l'Inghilterra crolla letteralmente. Dal 60° minuto fino alla fine è un continuo assalto dei Dragoni, che dapprima accorciano con un calcio (19 a 12), e poi realizzano ben 2 mete, con le rispettive realizzazioni, in tre minuti (19 a 26)! E cosi, dopo 20 anni, il Galles riesce ad espugnare il Twickenam. Partita veramente interessante e molto combattuta, soprattutto dal lato fisico.

Scozia 6 - Francia 27 Murrayfield, Edimburgo 3 Febbraio 2008 ore 15:50
I Galletti picchiano, ed anche molto duro! La formazione francese travolge letteralmente una Scozia senza grinta, senza speranza di aggiudicarsi l'incontro. Eppure l'inizio vede subito i padroni di casa in vantaggio con un drop che sblocca il punteggio sul 3 a 0, ma poco dopo (al 12 minuto) una bellissima azione porta i cugini d'oltralpe alla meta e successiva realizzazione. 3 a 7. Un calcio piazzato al 18 aumenta il divario tra le due formazioni. 3 a 10. E a questo punto i francesi cominciano a mostrare un bel gioco, privo di errori, al contrario degli scozzesi, che oltre a perdere una buona quantità di palloni, sbagliano anche un calcio piazziato. Al 23° ci mette lo zampino anche la fortuna. Calcio che supera la linea difensiva scozzese che pasticcia su un rimbalzo "anomalo". Di tutto questo ne approfitta Malzieu, che come una saetta afferra la palla nei pressi dell'aria di meta e la schiaccia a terra. La trasformazione va a segno, e il punteggio sale sul 3 a 17.
La Scozia accenna una timida reazione, e guadagna un fallo al 31°. Il drop stavolta va a segno, e la Scozia accorcia le distanze.Sul 6 a 17 e le squadre vanno negli spogliatoi.
Il secondo tempo è tutto dei Galletti. Si comincia con un calcio piazzato al 55° che porta lo score sul 6 a 20. Al 65° il colpo di grazia con la terza meta francese con Clerc. La realizzazione va a segno portando il risultato su un desolante 6 a 27. La Scozia prova a rendere almeno meno pesante la sconfitta, ma i continui errori, una buona difesa e un pizzico di sfortuna (a Paterson sfugge l'ovale nell'area di meta!) non permettono nemmeno questa consolazione.

Le prossime partite: Sabato Francia-Irlanda e Galles-Scozia. Domenica Italia-Inghilterra.
Bonjo

venerdì 1 febbraio 2008

Tanti Auguri Caffeine


L'intero Blog augura un buon compleanno a Caffeine!
Tanti Auguri!
(ricordiamo che le candeline sono a scopo puramente illustrativo!)
Ancora auguri, auguri e auguri