giovedì 31 gennaio 2008

Dell'emo, o del perché devono essere tutti cecati da un occhio.

Ci sono delle volte in cui mi sento fin troppo in là con l'età. Quando mi rendo conto di non conoscere il cartone animato di cui tutti i bimbi parlano, o quando in treno e in giro vedo ragazzini bardati in un modo in cui io non lascerei conciarsi nemmeno il mio peggior nemico. O forse sì, giusto per il gusto di vederlo.
Ho sfiorato di striscio il periodo del grunge, quando il massimo era un maglione più grande di due taglie dalle maniche giù fino alla punta delle dita. Ammetto che non era sicuramente un bell'impatto visivo, ma almeno si stava gran comodi.
Ora invece, nelle mie due ore e più di pendolarismo quotidiano, mi ritrovo ad assistere impotente all’orda monotematica allo stato brado di jeans strizzatissimi con salsicciotti di panza in vista o peggio ancora portati giù giù sotto il sedere, e non posso non chiedermi perché devo assistere all'esibizione dell'intimo altrui e come si possa lasciare che un proprio figlio/fratello/amico/ecc. se ne vada in giro con l'andatura di un'oca al pascolo.

Immagino che bene o male un'immagine simile sia nella testa di tutti, anche se forse per buona parte di noi entra in azione quel meccanismo delizioso del cervello che possiamo riassumere in "rimozione".
Sono giovinetti in età puberale, con jeans dalla vita portata il più delle volte sotto il sedere (e no, non ho idea di come facciano a stare su), felpe incappucciate con fantasie a motivi ripetuti degne del peggior Escher, abbinamenti cromatici discutibili, occasionale smalto nero e, immancabile, un ciuffo di capelli più o meno lungo religiosamente tirato in avanti a coprire un occhio e uno soltanto con tanta gelatina da farcirci un cappone a Capodanno.
In una parola, un emo.

Ora, lo so bene che non dovrei sparare su vittime inermi e via dicendo.
E che wikipedia e il web in generale, digitando le tre letterine, sull'argomento hanno da dire ben più di me.
Ad esempio che il genere musicale da cui prendono il nome, e a cui in teoria si ispirano, è nato all’inizio degli anni ’80 come una versione un po’ più melodica dell’hardcore punk (ma prendetela con le pinze, più ho cercato più ho trovato informazioni contrastanti), che in successive ondate si è spostata sempre più verso il melodico/introverso/incompreso. Esempi di band attualmente in voga sono My Chemical Romance, Panic!at the Disco, Yellowcard e Tokio Hotel (stranamente noti più per le poche canzoni in inglese che per le numerosissime in tedesco).
Il comportamento caratteristico degli emo, che sia influenzato dalla musica o dalla moda non è ben chiaro, secondo i maligni si manifesta – soprattutto in ambienti pubblici tipo il treno delle sette – con il tipico atteggiamento da Calimero che li porta a sentirsi come, appunto, elementi estranei in questo mondo crudele che nulla fa per andar loro incontro e che ricambiano incassando la testa fra le spalle ingobbite e guardandolo storto da sotto il ciuffone.
Chiaro esempio di giovane dal comportamento emo potrebbe essere, per andare sul letterario e dare un certo tono alla conversazione, Harry Potter nel 5° libro della saga (HP e l’Ordine della Fenice) e, per chi lo ha visto, nel parallelo e omonimo 5° film (soprattutto la scena iniziale nel parco).

Di mio, alcune considerazioni.
Prima di tutto, spero che gli anni passino anche per loro.
Se noi nati negli anni ’80 abbiamo subito le infamie dei colletti bianchi ricamati (le femminucce), delle maglie con le spalle imbottite (sempre le femminucce), dei ciuffi e delle frange innalzati a colpi di lacca e gel armato a sfidare la gravità, dei pantaloni a vita altissima con le toppe e l’orlo alto a rivelare i calzini bianchi e ora con forte vergogna ci rivediamo nelle foto, non oso immaginare (o anche sì, mi voglio bene) cosa proveranno quei ragazzi e ragazze vedendosi a posteriori non solo in foto, ma nei filmati, nei loro account di facebook&myspace o chissà dove altro.
Poi, spero che in un sussulto di chiarezza si accorgano che le loro innovative Converse andavano di moda già quindici anni fa (ma poveri cari, non erano ancora nati, e come mai potrebbero saperlo? Internet, magari? Non ci avevo pensato…) e che fino a tre anni fa le si comprava a 20euri scarsi,
che i tanto decantati leggins dentro i loro stivali altro non sono che i fuseaux degli anni ’80 (e come stavano bene a pochissime allora, stanno bene a pochissime anche adesso) e che la differenza fra “boutique del vintage” e “negozietto dell’usato” sta nel prezzo tanto quanto nella dose in cui se la tirano i/le rispettivi/e clienti.
Infine, se qualcuno di loro leggesse, una gentile richiesta: in treno ed in bus, in nome del cielo e magari di un po’ di buona educazione, sorridete un po’, tirate su i pantaloni e giù le scarpe dai sedili.

1 commento:

Anonimo ha detto...

a leggere tutte queste stupidagini che scrivi mi viene solo in mente una xsona che nn si è mai sentito libero di apparire come voleva. te ke scrive queste cose mi ti immagino come un 40 enne ingobbito ke nn havissuto la sua vita e l'unica cosa che gli resta da fare adesso e quello di commentar la visuale dei giovani sul mondo. bè, la xsona ke ti scrive è una di loro, una 16 enne ke vive la sua vita come vuole.....
e ke disgraziatamente è andata ad incappare negli sproloqui mentali di un povero demente che si sente meglio solo a far sentire alla berlina li altri.
e comunque :
1- l'emo nn è solo quello ke tu hai descritto, ma una xsna ke ama la vita e anzi l'assopora in gtutte le sue forme.
2- i nostri pantaloni strizzati e tenuti sotto il sedere sono il nostro modo di sentirci e di apparire. come credo che tu alla mia età portavi gli zatteroni e cose simili.
e cmnq io nn sono qui a rimproveratrti ma qui a farti capire quanto sono ridicoli i tuoicommenti sulla gioventù-
firmato
:::: Lei ke sà sognare::::::::